Antonio Ferrari è il proprietario dell’omonima enoteca di via Umberto I a Padova che domenica ha fatto lo «sconto bimbi educati» (nero su bianco sullo scontrino) di 13 euro ai suoi clienti e ha deciso di postarlo su Facebook. Sei adulti e cinque bambini che hanno pranzato educatamente. Finito di mangiare, mentre i grandi continuavano a degustare i vini, i bimbi hanno passato il tempo tranquilli a fare le tabelline e a colorare i fogli che si erano portati da casa. L’idea al ristoratore è venuta dopo un viaggio in America «L’ho copiata da un locale di Miami dove sono stato pochi mesi fa. Ero lì in vacanza, si può sempre imparare qualcosa di nuovo. Mi piacque molto e domenica sono riuscito a metterla in atto anche nella mia enoteca».
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E se qualcuno pensa che sia stata una mossa pubblicitaria per Antonio Ferrari non è così «Ho agito d’istinto! È che era stato uno spettacolo troppo bello vedere come interagivano tra di loro in quel tavolo, con quanta compostezza. I genitori avevano più o meno la mia età, erano sulla quarantina, i bambini tra i quattro e i sei anni. Avevo troppa poca confidenza per fare i complimenti, era la prima volta che venivano, così ho optato per lo sconto». Gli ospiti del locale hanno anche lasciato una mancia di 30 euro sul tavolo, segno che hanno apprezzato molto l’iniziativa.
Il titolare precisa che non si tratta di una promozione e non vuole nemmeno passare per uno che giudica gli altri anche se spesso ha avuto a che fare con famiglie più turbolente «Ormai ho dodici anni di esperienza qui in via Umberto I. La clientela è composta soprattutto da adulti. Ma la domenica vengono molte famiglie. A volte possono capitare bambini che si chiudono in bagno e giocano a schizzarsi con l’acqua. Il che è un problema non solo perché possono scivolare e farsi male, cosa di cui risponde anche il locale, ma perché disturbano i clienti che prendono di mira. L’altra variante sono i bambini che si mettono a correre tra i tavoli». E i genitori? «In qualche caso mi sono sentito dire che il locale è pubblico e loro possono fare quello che vogliono. Ho dovuto ricordare che il locale è “aperto al pubblico” e io sono responsabile di quello che succede al suo interno. Quando arrivano le famiglie per noi è una priorità accontentare i bambini e servirli per primi, preparando anche piatti che non sono nel menu. Perché se i figli sono tranquilli, di riflesso anche i genitori si godono il pranzo».