Unicorno era molto confuso. S’immaginava che una volta uscito dalla scatola, avrebbe cavalcato nelle foreste, avrebbe compiuto gesta eroiche. E invece era finito in un’altra scatola, sì un po’ più grande in effetti, ma non era proprio quello che si aspettava. Il suo compito era rendere immortali, far sorgere il sole, mica dormire sul cuscino, anzi un po’ più in là, di un nano coi codini.
– Eccone uno nuovo…
La voce proveniva dal pavimento e fece trasalire Unicorno.
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– Chi è che parla? – domandò Unicorno con voce sicura
– Se scendi da quel cuscino e ti unisci a noi ci vedrai tutti… – disse la voce e sussurrò – sarà il solito giocattolo nuovo invasato, tipo Buzz “Verso l’infinito ed oltre!”
Unicorno scese dal letto di Pippi e si trovò in mezzo a un mucchio di giocattoli che ridacchiavano tra di loro.
– Chi sei? Una fata del Regno Incantato? – disse uno
– No no, è un supereroe che deve salvare il mondo – fece un’altro
– Secondo me è un messaggero che proviene dal futuro… – disse un’altro ancora
Unicorno si mise in mezzo al gruppo, alzò il muso, gonfiò il petto e disse:
– Sono Celestia, una creatura magica che ha il potere di far sorgere il sole!
– Buuuum – fecero in coro tutti i giocattoli. E cominciarono a ridere ancora più forte, c’era chi si rotolava in terra indicando Unicorno, chi mimava il fare altezzoso del povero peluche, chi ancora fingeva di morire e toccandogli il corno di rivivere.
– Non capisco questa esplosione di ilarità – disse Celestia – mi sono presentata per quel che sono, niente di più.
A quel punto si fece avanti una bambola bellissima, era l’unica che non rideva, aveva lunghi capelli biondi legati in una treccia e un vestito azzurro luccicante.
– Ciao Unicorno, io sono Elsa, non badare a loro, qui sei la benvenuta, hai solo bisogno di qualche informazione per capire chi sei e dove sei. Vedrai che in fondo ti piacerà – e rivolgendosi ai giocattoli che non smettevano di ridere – e voi piantatela di ridere, non è forse capitato lo stesso ad ognuno di noi il primo giorno che siamo arrivati qui?
Unicorno continuava a non capire quale fosse la ragione di tanto scherno.
– A chi tocca oggi spiegare tutto? Chi è di turno?
Si fece avanti un omino piccolo piccolo di plastica, con la faccia gialla, al posto delle mani aveva delle piccole pinze.
– Vieni Celestia, dobbiamo parlare – e la accompagnò in un angolo della camera.