L’estate di san Martino è il nome con cui viene indicato un eventuale periodo autunnale in cui, dopo le prime gelate, si verificano condizioni climatiche di bel tempo e relativo tepore. Nell’emisfero boreale il fenomeno si verifica a novembre. La leggenda narra infatti che l’11 di novembre Martino da Tours (poi divenuto San Martino) si trovava ad Amiens in Gallia e nel cammino verso casa, durante una bufera, incontrò un mendicante seminudo intirizzito dal freddo, preso da compassione diede al povero metà del suo mantello.
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Poco dopo incontrò un altro mendicante e gli regalò l’altra metà del mantello: subito dopo, il cielo si schiarì, la pioggia smise di cadere, il sole fece capolino e la temperatura divenne più mite. Secondo la tradizione la breve interruzione di tre giorni dalla morsa del freddo, si ripeta ogni anno per commemorare il gesto generoso di San Martino. Durante il periodo di San Martino venivano poi rinnovati i contratti agricoli annuali; da qui il detto fare San Martino, cioè traslocare, ed è uso tutt’oggi aprire le botti per il primo assaggio del vino nuovo bevuto insieme alle castagne.
Il nome di Estate di San Martino è diffuso in varie culture, nei paesi anglosassoni viene chiamata Indian Summer (estate indiana). Giosuè Carducci celebra la festa di San martino con la sua famosissima poesia:
San Martino
La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
Giosuè Carducci