La moda è il secondo settore più inquinante dopo quello dell’oil&gas (energia elettrica, petrolio e gas). Dietro alle grandi sfilate di Parigi e Milano, ai personaggi famosi vestiti dalle grandi maison e ai profili social di fashion influencer, si cela un’industria malsana, decadente e inquinante fatta di Fast Fashion, prezzi sempre più bassi, sfruttamento del lavoro, capi di pessima qualità e ricerca del profitto ad ogni costo.
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I numeri sono allarmanti: 80 miliardi di capi prodotti ogni anno, 1,5 mila miliardi di litri d’acqua consumata, 4% delle emissioni globali, 90% della produzione in paesi a basso reddito e decine di migliaia di sanzioni per sfruttamento e violazioni dei diritti dei lavoratori.
Ma da qualche anno si registra una nuova tendenza e nella moda quello che fa tendenza piace!
È la moda circolare, un nuovo modo di produrre, acquistare e usare che mira a ridurre gli sprechi, aumentare la qualità e la durabilità dei capi e degli accessori, trovare nuovi modelli di condivisione dell’abbigliamento, riparare e soprattutto ridare vita all’usato.
Una volta l’usato si trovava nelle bancarelle dei mercatini, oggi sta evolvendo in un business internazionale. È boom di piattaforme e di negozi specializzati nella vendita second-hand. Eventi social con aperitivi, dj set e vendita di usato, aste online, swap party (dove ci si scambia vestiti e si sorseggia un bicchiere di vino rigorosamente naturale) sono un fenomeno sempre più diffuso tra i giovani. Ed è in forte crescita il second-hand di qualità, negozi che propongono abbigliamento e articoli (anche borse e scarpe) firmati, tanto che spesso chi compra nuovo sceglie capi di marca che poi rivenderà come usato, riuscendo a rientrare almeno in parte dell’investimento iniziale.
Cambia anche la domanda. Per un numero crescente di consumatori la moda deve essere sostenibile e oltre a rivolgersi al mercato dell’usato, cerca anche il tessuto riciclato o di origine organica. Si riciclano fibre sintetiche, pelle, lana e cotone e si studiano nuove fibre sostenibili ricavate da bambù, legno e da scarti alimentari.
Anche nel Fast Fashion si sta cominciando a parlare di sostenibilità (perché va di moda), alcuni marchi stanno proponendo capi realizzati con materiali riciclati. Ma possono definirsi davvero circolari? No di certo, per essere Green non basta scriverlo sull’etichetta, occorre possedere diverse caratteristiche: riciclo, riuso, durabilità, riparabilità, sostenibilità dei processi, condivisione ed energia circolare.
Il riuso è cool, ma solo se è davvero sostenibile!