Sedersi insieme a raccontare storie all’ora del tramonto.
Samar è una parola araba profonda e ricca di sfumature, si traduce in conversazione serale, tuttavia il suo significato è molto più complesso e affascinante. Ci racconta di una cultura, di una tradizione, quella araba e berbera, fatta di gente che abita i villaggi e che sul far delle sera si raccoglie per raccontare storie. Il compito di raccontare è riservato agli anziani, depositari della saggezza e di antiche conoscenze, ma samar non è solo racconto è anche ascolto, chi ascolta partecipa al rito e contribuisce a renderlo eterno.
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Si dice che il samar raggiunga la perfezione nelle notti di luna. Pare, infatti, che un altro significato del termine sia proprio all’ombra della luna (dhill-al-qamar), la stessa luna che ha rischiarato le notti di Shahrazād nei racconti de Le mille e una notte.
Il racconto è anche un viaggio che ci avvicina all’altro, al diverso, le storie di popoli lontani spesso sono accomunate da tradizioni e radici comuni. Ecco che i racconti dei viaggiatori del deserto davanti al falò si sovrappongono ai nostri e ci pare persino di sentire il calore del fuoco. Lo stesso calore che i nostri nonni, da bambini, cercavano la sera nelle stalle, riscaldati dal fiato degli animali, per non sprecare preziosa legna, mentre ascoltavano rapiti i racconti dei vecchi.
Non lo sapevano loro e non lo sapevamo noi, ma stavano facendo samar.
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