È il crepuscolo o il tramonto, nella capanna una luce tiepida riscalda i volti e gli sguardi dei personaggi dipinti da Lorenzo Lotto nell’Adorazione dei pastori, un dipinto ricco di particolari sfuggenti e misteriosi.
I pastori, ad esempio, i cui lineamenti fortemente caratterizzati fanno pensare che siano ritratti dal vero, sono, con ogni probabilità, i committenti dell’opera; sotto i panni ruvidi dei due uomini, infatti, si intravedono gli eleganti farsetti di velluto tipici del cinquecento.
Anche la data di esecuzione e la firma del pittore hanno alimentato ipotesi controverse fino a quando, in seguito ad un’accurata ricerca, è apparsa, tra il chiaroscuro della cesta di vimini sulla quale giace il Bambino, la scritta “L. Lotus 1530”.
Guardando il dipinto però la cosa che più colpisce è il gesto del bambino che con le mani protese accarezza l’agnello portato in dono dai pastori, un gesto tenero e affettuoso, umano, che cela un messaggio evocativo e simbolico legato al comune destino di sacrificio.
L’ultima nota che rende il quadro straordinario è la “presenza” del pittore e dello spettatore all’interno della scena rappresentata, lo sguardo dell’angelo fissa chi dipinge, osserva chi ammira. C’è un coinvolgimento diretto, lo spettatore diventa testimone della natività. Anche lui lì, anche noi lì in quel luogo, per adorare Gesù.