La famiglia Birba

Il migliore dei mondi possibili.

By 15 Gennaio 2013 Gennaio 29th, 2016 2 Comments

E’ notte.

E’ buio.

Solo una lucina brilla nella casa della famiglia Orsetti.

La lucina di sicurezza del corridoio che separa la stanza di mamma orso e papà orso dalla cameretta dei piccoli orsi.

La lucina si riflette con precisione chirurgica sullo specchio a tre ante dell’armadio di mamma orsa, andandosi a piantare direttamente sul suo cuscino.

La lucina anti-buio diventa così un faro sovraesposto che illumina la fronte di mamma orsa come l’onda luminosa dell’Arcangelo Gabriele che avvolge la Vergine nell’annunciazione.

Ma mamma orsa stasera non ha la voglia, né la forza, di girarsi dall’altra parte.

Il sonno ha la meglio e, crollata sul materasso in una posizione ignobile, decide di abbracciare teneramente il cuscino coprendosi gli occhi. Con un piede fuori dal letto, e un braccio sulla testa di papà orso: mamma orsa è creativa anche quando dorme.

Così mamma orsa sogna…

Sogna di essere in un modo perfetto.

Un mondo dove l’erba è sempre verde, il cielo è sempre blu, e le olive nascono senza nocciolo.

E anche le ciliegie.

Un mondo dove le lavatrici non mangiano calzini, ma lavano, asciugano, stirano e sistemano nei cassetti tutti i vestiti lasciando nell’aria un meraviglioso profumo di mare.

Mare, profumo di mare…

“Da quant’è che non vedo il mare?” si chiede, sognando, mamma orsa.

“Più o meno da quando le tue gambe si son trasformate in una toma di gorgonzola!”, risponde una vocina.

Uh, che vocina maleducata… e tu chi sei?”

Sono la lucina anti-buio della tua coscienza!

Ah, questa è bella… e che ci fai nel mio sogno? Dovresti essere nel corridoio…”

“Devo parlarti di una cosa importante… puoi ascoltarmi?”

“Uhm… papà orso dice “i colloqui si fanno sempre”… sentiamo: cosa vuoi dirmi?”

“Volevo parlarti di un argomento molto importante… volevo parlarti del RISPARMIO ENERGETICO!”.

Mamma orsa si mette seduta sull’erba sempre verde e, ridendo, butta indietro la testa.

La sua risata scuote il cielo sempre blu.

“No, scusa… guarda che forse hai sbagliato persona… ma mi hai vista? Sono una mamma orsa, mica il tecnico dell’enel…”

“Appunto per questo ho scelto te! Perché ne sai poco e perché sei una mamma”.

“A parte il fatto che non capisco il nesso fra il risparmio energetico e la maternità…  ma perché sei entrata proprio nel mio sogno? Io volevo correre nell’erba sempre verde fra ciliegie senza nocciolo…volevo accendere lavatrici multifunzione che non mangiano calzini… e forse… forse volevo anche mangiarmi del gorgonzola…”

La lampadina interrompe bruscamente mamma orsa puntandole contro la luce.

“Se non mi ascolti, non ci saranno più ciliegie, né mare, né gorgonzola. Ascoltami bene: tu, papà orso, i vostri amici, avete una missione importante… siete la nostra ultima speranza”

“Uè, ma cos’è? La profezia della lampadina antibuio? Dai, per piacere, queste cose mi mettono ansia…”

“Ma quale ansia! Ti nascondi dietro l’ansia per la pigrizia di non voler imparare… quelli che parlano come te nascondono la testa sotto la sabbia!”

“Questo spiegherebbe lo stato in cui versano i miei capelli…” ammette mamma orsa.

“Ecco, appunto, partiamo dai tuoi capelli: non fai che lamentarti, ma non fai niente per migliorarli…”

“Aaaaaahhh, ma chi sei? Il-giudice-delle-indagini-preliminari-sul-cuoio-capelluto?”

“Ti ho solo fatto un esempio! Voglio dire, è facile lamentarsi delle cose che non vanno bene… e poi, tu sei particolarmente predisposta… sei una mamma orsa lagnosa

Mamma orsa sbuffa: ”NON SONO LAGNOSA! Ho semplicemente un umorismo molto british…”

L’unica cosa british che hai è il modo di cucinare… ti sei mai chiesta il perché del reflusso gastroesofageo di papà orso?”

Mamma orsa è punta sul vivo. Resta in silenzio guardando cupa la lampadina.

Sì, è vero: in cucina è una vera pasticciona. Il suo ultimo tentativo culinario è stata un’infornata di biscotti al cocco senza usare farina di cocco… E quel che più la preoccupa, è che papà orso non ha fatto altro che lodare, ad ogni morso di biscotto, il sapore del cocco (che non c’era).

“O è amore, o è gastrite” – ragiona fra sé e sé mamma orsa.

Ma la lampadina continua.

“Dunque, veniamo al perché sono entrata nel tuo sogno… hai 30 anni e due bambini. Ti sei mai chiesta come sarà il futuro dei tuoi piccoli? Intendo dire… il loro mondo quando avranno la tua età…”

“Uhm… fra trent’anni… io ne avrò 60. Sarò una vecchia bacucca…”

Sei una mamma orsa terribilmente egocentrica! Ti ho detto di pensare a LORO, non a TE! Cosa sarà il loro mondo, se le cose andranno avanti così?”

Mamma orsa fa un passo indietro e prova a pensare, per associazione, a 30 anni prima.

Mamma orsa viveva con i suoi nonni. I suoi nonni avevano un orto. Un piccolo frutteto.

E nel frutteto cresceva un albero di “marinèe” – le ciliegie selvatiche.

Un albero sfiancato dai continui assalti di mamma orsa che, bambina, ci si arrampicava sopra per divorare le ciliegie selvatiche ancora acerbe.

Riaffiora un’immagine: un prato di erba verde. Un cielo tutto blu.

Mamma orsa avrà avuto cinque anni.

E’ appesa a testa in giù sull’albero di marinèe, e ha la bocca piena di noccioli… fa un bel respiro e… ta-ta-ta-ta-ta-tata! Una mitraglia che cerca di centrare il bidone dove nonno orso raccoglieva l’acqua piovana con cui innaffiava l’orto.

So cosa vedi. Vedi il tuo mondo da bambina. E so cosa pensi: quel mondo è molto diverso dal mondo dei TUOI bambini…”

Mamma orsa sospira: “…è vero: se il mio piccolo orso si arrampicasse su un albero e restasse appeso a testa in giù, come minimo chiamerei i vigili del fuoco…”

“Sei figlia del tuo tempo, mamma orsa. Siete cresciuti nel migliore dei mondi possibili, e adesso avete paura di tutto…”.

No-no-no, aspetta un attimo, lampadina… quello non era il migliore dei mondi possibili! Era un mondo in cui non c’erano tutte le comodità che abbiamo oggi…”

Ma qual è il prezzo che hai pagato per le tue comodità? Prova a pensarci… tu andavi a scuola in bicicletta. Adesso manderesti piccolo orso a scuola in bicicletta? E poi… lasceresti orsetta furbetta a giocare nel giardino di un parco?”

Mamma orsa scuote la testa… no, non lo farebbe: come minimo piccolo orso potrebbe essere investito da un furgone con a bordo un tipo che guida parlando al telefonino; e piccola orsa al parco sicuramente troverebbe dieci mozziconi di sigaretta abbandonati. E cartacce. E… sporco.

“E allora, cosa posso fare?”

Devi capire, e quando avrai capito, dovrai insegnare. Lo dovrai fare tu, lo dovrete fare tutti. Guardami: io sono semplicemente una lampadina anti-buio a risparmio energetico… ma che senso ha pensare di essere “migliori” usando me, se appena uscita dalla porta di casa ti dimentichi il riscaldamento acceso? Oppure… Che senso ha fare la raccolta differenziata senza dividere bene le cose? A quel punto, tanto vale buttare tutto nello stesso bidone…”

“Non capisco dove vuoi arrivare…”

“Voglio dire che TU per prima devi essere consapevole di ciò che fai. Voi tutti, mamme e papà di questi bimbi, dovrete insegnare loro le cose per bene… ma per farlo, dovrete essere di esempio. E’ questo che ti chiedo… smettetela di consumare. Smettetela di buttare via le cose. Insegnate il riutilizzo. Insegnate il riciclo. Insegnate che vivere meglio si può, si deve, e che bisogna cominciare da noi stessi. Dall’aver cura di noi… capisci cosa voglio dire?”

“Sì… credo di sì…”

Non sarà facile… avrete tutti contro: dovete cambiare le cose, e in fretta, altrimenti io non sarò servita a niente. E’ una scelta di testa, ma soprattutto di cuore. Se volete bene ai vostri bambini, cercate di lasciar loro un mondo migliore. Rispettate ciò che vi circonda, perché se andate avanti così un giorno – forse – non ci sarà più. Come l’albero di ciliegie selvatiche dei tuoi nonni”.

Mamma orsa chiude gli occhi, e pensa che è vero.

Quell’albero selvatico ora non c’è più.

Venne tagliato per far posto a un altro albero… un albero di prugne.

Un albero modificato ad arte dal vivaio per dare prugne più grandi, più polpose, più succose.

Prugne talmente grandi che, durante un’estate, i rami si spezzarono sotto il peso degli enormi frutti maturi.

Troppo impegnati a raccogliere le prugne da terra, nessuno si curò dei rami spezzati rimasti attaccati al tronco. I parassiti attaccarono la pianta attraverso le ferite lasciate aperte sui rami, e l’anno successivo l’albero morì.

Un brivido corre veloce lungo la schiena di mamma orsa.

Ho freddo…” sussurra.

“Hai freddo perché ti sei agitata nel sonno e ora sei tutta scoperta… è quasi mattina, fra poco avrò finito il mio lavoro. E’ stato bello parlare con te, mamma orsa: hai la possibilità di scegliere. Tutto ciò che fai, giorno per giorno, lascia una traccia nel mondo. Insegnalo ai tuoi figli. Educali a rispetto di loro stessi, di chi gli sta accanto e del mondo in cui vivono… e buona fortuna, perché ne avrai bisogno”.

Una voce lontana riporta mamma orsa alla realtà.

Qualcuno le accarezza la testa.

Mamma orsa apre gli occhi, nella penombra riconosce il profilo di papà orso seduto accanto a lei.

C’è profumo di caffè nell’aria.

Buongiorno… è pronta la colazione. Eri agitata stanotte… tutto bene?” chiede papà orso.

“Ho fatto un sogno stranissimo…” dice sottovoce mamma orsa.

“Magari dopo me lo racconti… adesso vieni, bisogna alzare i piccoli orsi” dice papà orso, prendendola per mano.

Mamma ora si alza, si stiracchia e guarda verso la porta: dalla finestra entra uno spicchio di sole che illumina il corridoio.

La lucina anti-buio è lì al suo posto, imperturbabile, come se nulla fosse successo. Brilla ancora per un attimo, tenue, come per dare un piccolo saluto.

Mamma orsa sorride. 

“Buongiorno, mondo”.

 

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