Alla fine degli anni Cinquanta in Sardegna fece la sua comparsa il Paidobus, un pullman attrezzato come una vera e propria aula scolastica, nato per combattere l’analfabetismo in un territorio frammentato e complesso come la Gallura. All’epoca, infatti, per molti bambini andare a scuola era quasi impossibile a causa delle distanze e della mancanza di strade che collegavano i vari centri abitati.
L’ideatore dell’iniziativa, Salvatore Cappai Provveditore di Sassari, era convinto che se gli alunni non potevano raggiungere la scuola doveva essere la scuola ad andare da loro.
Così per garantire a tutti il diritto all’istruzione fece preparare degli autobus speciali con la scritta Scuola Mobile sulla fiancata, attrezzati con con 20 posti a sedere, 11 scrittoi, lavagna girevole, proiettore, giradischi, radio, cucina a gas, banchi per le lezioni all’aperto e persino una biblioteca con romanzi e dizionari. Un autista e un maestro gestivano questa singolare iniziativa di scolarizzazione a quattro ruote.
I tre Paidobus, attivati nel 1956, portarono la scuola in una delle aree più disagiate dell’intera Sardegna. Comuni come Santa Tersa di Gallura e Arzachena, che col tempo sarebbero diventati perle della Costa Smeralda, non avevano strade asfaltate, linee telefoniche e spesso nemmeno l’elettricità.
Quei tre pullman cambiarono la vita di alunni e genitori creando un’opportunità unica. Le lezioni erano caratterizzate da un’atmosfera giocosa e dal dialogo aperto con gli insegnanti. Chi ha vissuto l’epoca dei Paidobus ricorda un ambiente allegro, bambini di età diverse imparavano come fossero in gita scolastica, ma non c’era la sensazione di gioco, i ragazzi percepivano l’importanza e la serietà di quel servizio. L’iniziativa, nata in un clima di attivismo sociale e supportata da insegnanti aperti a nuove sperimentazioni pedagogiche, divenne un mezzo di integrazione sociale.
L’esperienza della scuola mobile, fiore all’occhiello della Sardegna, durò dieci anni e rimase un unicum di cui parlarono giornali e televisioni italiane e straniere, e, per alcuni, il Paidobus fu la salvezza da un destino segnato dall’arretratezza e dall’ignoranza.
Tratto da L’Unione Sarda