Guida incompleta per realizzare passo-passo la prima,
indimenticabile,
gita al mare con i bambini
(capitolo 1)
Un venerdì di Luglio, ore 22.54 – Ciciombi’s house.
I fratellini dormono, noi siamo in cucina a sparecchiare.
Due passi su una piastrella e siamo già sudati.
La centralina del termometro digitale appesa al muro si illumina di rosso: ultima registrazione: 30.8 gradi centigradi in esterna. Lorenzo sbuffa, poi sentenzia: “E’ scesa di 2 decimi di grado in 2 ore… ”.
“Davvero? …incredibile!”
“Cosa? Il caldo?”
“No… incredibile che quel coso lì funzioni…”
“Ma certo che funziona…! Guarda, vedi che ci sono anche le nuvolette che lampeggiano? E’ l’afa!”
“No, non è l’afa… quelli sono segnali di fumo… o forse il sensore fuori ha preso fuoco…”.
“Bah… secondo me è precisissimo…”
Siamo in piena adorazione di un inutile prodigio di design moderno e filante, vinto coi punti dell’IperCoop, che rappresenta ormai l’ultimo concentrato di tecnologia casalinga non ancora intaccato dai lunghi tentacoli dei fratellini, che hanno già abbattuto in ordine sparso telefono, telecomandi, microonde e computer portatile.
Comunque stasera la centralina c’ha azzeccato: fuori è impossibile respirare, manca l’ossigeno. Così ci siamo rintanati in casa sfidando l’anticiclone armati di due classici dispositivi anti-calura.
Il primo: l’aria condizionata in modalità “bora di Trieste”.
Una cosa che, se passi davanti allo split, ti sembra di essere nella pubblicità della Vigorsol – quando lei apre la bottiglietta di aria e viene avvolta da un vortice di freschezza.
Il secondo: l’anguria. Rossa, dolce, fresca e croccante.
Lorenzo ne tira fuori una di colossale dal frigo; mentre armeggia con il brillante coltello-katana, regalo di nozze – una cosa da porto d’armi, ma con il pulsante per la musichina “EPPIBORDEITUIU” – me la butta lì.
“Sai, pensavo una cosa… e se domenica andassimo tutti al mare?”
FERMO IMMAGINE
No.
Non puoi averlo detto veramente.
Non con quella calma da Bonzo
con cui affetti il cocomerone..
Deglutisco.
Un venerdì di Luglio, ore 23.30 – Ciciombi’s house.
“No, scusa, ma… ma-fai-sul-serio?”
“Si..!” risponde lui pacifico, con la testa affondata fra i semini “…perché no?”
“Perché no? Ma sei impazzito? Andare al mare con… con… CON I BAMBINI?!?!?!”
“E che sarà mai…! Potremmo prepararci gli zaini, partire dopo pranzo e poi magari stare sulla spiaggia per cena… mangeremo al sacco… sarà divertente!”
No.
No-no-no-no-no.
Aspetta un secondo.
Com’è possibile che ti sia venuta in mente
una cosa così?
Andare al mare con i bambini è un’idea da…
da fuori di testa!
Già mi immagino la scena.
Dovrò preparare io tutte le cose.
E non perché non mi fido, ma perché ultimamente sono così esaurita che metto i calzini nel congelatore, e non ho idea di dove possano essere i costumi… meglio cercarli da sola, facendo finta di sapere perfettamente dove li ho nascosti.
Discutiamo un quarto d’ora, ma sai già che alla fine te la darò vinta, per mille motivi: per non essere accusata di essere una pantofolaia, per metterci alla prova come genitori moderni e sprezzanti del pericolo e, ultimo ma non meno importante, perché con questo caldo anche discutere mi fa sudare.
Domenica pomeriggio, ore 14.45 – Ciciombi’s house.
Mentre guardi il Gran Premio, e i bambini pisolano, io penso con terrore a dove mettere tutto quello che servirà per una scampagnata on the beach che si presenta titanica…
Una borsa? Una valigia? Un container?
Siamo realistici: forse uno zaino basterà…
No, non basterà.
Allora due zaini…
Neanche.
“Scendo in garage…”
“Perché?”
“Te lo dico dopo…”
In garage aprirò l’armadio delle mie reliquie, e da lì riesumerò lo zaino più grande che io abbia mai avuto sul groppone: il mio vecchissimo, sdrucitissimo ma ancora capientissimo zaino da MONTAGNA.
Che per andare al mare, è l’ideale:
chi di voi non va al mare senza zaino da montagna?
Ci andiamo solo noi,
che siamo chiaramente dei pazzi furiosi.
Torno su con lo zaino, la mini-tenda antivento che-si-apre-in-2-secondi-ma-per-chiuderla-devi-recitare-un-salmo e il carretto dei giochi da spiaggia dei bambini.
“Brava! Che grande idea! Il carretto!” ti entusiasmi vedendomi rientrare.
“Si, grande idea, ma non sconcentrarmi che devo pensare allo zaino…”
Già.
Lo zainone tecnico multi tasche.
Cosa metterci dentro?
Prima cosa fondamentale: gli asciugamani.
Due per bimbo, direi. Più due di riserva, che sono una mamma previdente.
Più un altro, che non si sa mai… ecco, lo metterò nella tasca laterale, ben arrotolato che…
“Vuoi una mano?”
“NO!”
Dio mio, son già sudata.
Arrotoliamolo in modalità boy-scout. Uhmpf… Arf… Nghhhfff… ECCO! Ci sta!
Speriamo solo non esploda la cerniera.
Ah, non posso dimenticare il praticissimo plaid double-face col fondo di plastica che mi ha consigliato la zia Marika. “Vedrai che comodo” mi aveva detto “così non viene su l’umido”.
L’umido? Mica siamo nella barena… e se invece servisse? Vabbè, mettiamo anche questo.
Poi, i vestitini di ricambio: due cambi completi a testa, che non si sa mai. E già che ci sono, un altro asciugamano. Così mi asciugo il sudore.
“Sicura che non vuoi una mano?”
NO! No che non la voglio…!
Te la sbrano, la tua mano!
Dunque, dicevamo… l’occorrente per il cambio della piccola porcella:
Pannolini.
Cremine.
Salviette detergenti.
Costumini contenitivi.
Ciabattine.
Spray antizanzare, crema anti-punture, cotone, disinfettante.
Termometro rettale, supposte di tachipirina, ghiaccio sintetico.
Manca il siero antivipera,
e potrei partire per l’esplorazione della foresta del Borneo.
Alle quattro e mezza saremo in auto, direzione spiaggia, con i pargoli eccitatissimi.
Dopo appena 5 chilometri, Riccardo comincerà a chiederci: “…quanto manca? …quanto manca? …quanto manca?”
“Chicco, siamo appena partiti… ci vuole un po’ prima di arrivare…”
…
“E adesso quanto manca?”
“Ehm… porta pazienza amore…”
…
“Quanto manca?”
“Quanto manca?”
“Quanto manca?”
E continuerà a chiedercelo fino alla tangenziale quando,
perentori, lo minacceremo di fare inversione a U
e tornare a casa.
Dopo altri 5 chilometri di religioso silenzio, riprenderà sottovoce a chiedere:
“Mamma… siamo arrivati?”
“NO!”
…
“E adesso… siamo arrivati?”
“NO!”
…
“Uffa… siamo arrivati?”
“NO!”
…
“Siamo arrivati?”
“Sì – sia lodato Gesù Cristo! – …adesso sì!”
Spegni il motore, ti giri e mi guardi: senza parlare mi chiedi “Chi ce l’ha fatto fare?”
E io, per tirarti su il morale, ti risponderò elencandoti le cose che ancora mancano da fare… prima fra tutte, attraversare un chilometro di pineta.
A piedi.
Con uno zaino da montagna, un frigo-portatile, una tenda pieghevole, una carriola piena di formine, un carretto di giochini attaccato al passeggino di Francis con una corda di fortuna…
E soprattutto,
con due bimbi palesemente tarantolati dalla novità,
dall’odore di resina dei pini marittimi
e dalla brezza iodata che ci apre le narici.
“Tu chiamale, se vuoi, escursioni…”
(continua…)